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La grossa lacuna della situazione italiana è l’assenza quasi totale di un approccio preventivo ai problemi di salute mentale; il retaggio culturale è ancora quello secondo cui chi va dallo psicologo sia “pazzo” o “malato”; non si considerano la sofferenza e il dolore come forme di disagio di cui occuparsi né, tanto meno, si è a conoscenza del fatto che questo tipo di emozioni quando non prese in tempo, portano allo sviluppo di sintomi, sindromi o vere e proprie malattie.

Intervista di Alessandro Bianchi (Psicologo e psicoterapeuta, è fondatore dell’Istituto di Psicologia Funzionale di Firenze) a Liliana Argenziano, pubblicata su Recinti aperti, blog ospitato sul portale SoloTablet.it e dedicato alla salute mentale: uno spazio dialogico aperto, sotto forma di interviste, che raccoglie contributi e riflessioni di professionisti/e della salute (psicologi) ed insegnanti della fascia 0-6.

Dopo avere fatto parte della task force ministeriale che si occupava del numero verde attivato tra Aprile e Giugno dello scorso anno, posso affermare che c’è un ulteriore problema oltre a quello evidenziato da Lazzari: al numero verde accedevano persone in urgenza ed emergenza e, nonostante questo (anzi proprio per questo direi), si è registrato un altissimo numero di drop out.

Riflettendo su questi due dati ritengo che il vero problema di fondo sia l’inesistenza di un’ educazione alla salute mentale (e non solo) che possa contribuire al considerare la salute psicologica come un valore, un bene prezioso di cui occuparsi sempre e soprattutto per tempo.

Credo fortemente che la grossa lacuna sia l’assenza quasi totale di un approccio preventivo ai problemi di salute mentale; il retaggio culturale è ancora quello secondo cui chi va dallo psicologo sia “pazzo” o “malato”; non si considerano la sofferenza ed il dolore come forme di disagio di cui occuparsi né, tanto meno, si è a conoscenza del fatto che questo tipo di emozioni quando non prese in tempo, portano allo sviluppo di sintomi, sindromi o vere e proprie malattie.

In Italia sono praticamente del tutto assenti interventi di prevenzione: non vengono portati avanti progetti nelle scuole, gli insegnanti ed i medici non hanno una formazione specifica su questi temi ed i progetti pilota degli ultimi anni riguardanti la figura dello Psicologo di Base e dello Psicologo in Farmacia stentano ad essere presi in considerazione.

Finchè non si costruirà una mentalità politica e popolare che dia valore alla salute mentale ed alla sua gestione in termini non solo di intervento ma anche di prevenzione, non ci potrà essere una buona risposta sul piano dei servizi pubblici.

Qui l’intervista in versione integrale: https://www.solotablet.it/blog/recinti-aperti/la-pandemia-ha-escluso-dal-lavoro-pezzi-fondamentali-del-rapporto-con-le-persone#.YCFBx5q0o3c.facebook